30+1 film per innamorarsi del cinema

Prof, oltre ai film che ci ha già proposto in programma, alla fine del corso ci lascerebbe una lista di titoli imperdibili? Quelli che bisogna vedere, almeno una volta nella vita.

Eccola: è la domanda più bella che un critico possa ricevere. E la più difficile! Forse è anche la testimonianza che quest’anno il laboratorio di critica cinematografica tenuto (finalmente in presenza) all’Università dell’Insubria ha acceso qualche sguardo neo-cinefilo. Circa 200 studenti frequentanti, in pratica una sala cinematografica piena, schierati davanti a me, per 3 ore a settimana. Una bella gioventù dagli occhi vispi, pronti a sperimentare nuovi modi di vedere. Alla fine di questo semestre intensivo, è già nostalgia. Per le vibrazioni che trasmetteva l’intero gruppo emozionandosi all’unisono dinanzi al ritmo di alcune scene mostrate e analizzate. Per le singole persone che in aula si sono fatte notare abitualmente con commenti e domande; o che si sono fermate a chiacchierare a fine lezione. E così, mentre macino i 150 km che mi riportano a casa, lasciandomi alle spalle il campus di Varese, mi avvolge un sentimento simile a quello che si prova spesso uscendo dalla sala alla fine di un film: quel torpore che Roland Barthes descriveva meravigliosamente in Uscendo dal cinema. Sua, del resto, anche l’acuta definizione di film come “festival degli affetti”, elogiando l’esperienza della visione collettiva.

Esco di campo, io, adesso. L’autostrada è una carrellata in soggettiva. Riemergo da quell’aula che si è fatta, in qualche modo, cinema. Culla di proiezioni e interpretazioni. Ora non mi resta che leggere e correggere un paio di centinaia di recensioni, frutto dell’esercizio di visione e analisi di fine percorso. Una tempesta perfetta di idee, che stanno già iniziando ad arrivare nella mia casella di posta, una dopo l’altra, depositandosi come fiocchi di neve, mentre dal finestrino vedo sfilare per l’ultima volta l’outlet della Lindt e penso: “Ecco, tanti viaggi e… non ho mai trovato il tempo per questa tappa golosa!”. Archivio il proposito nell’elenco delle cose da fare nella vita e torno a pensare a come rispondere alla richiesta più bella e responsabilizzante per un critico: la lista di film imperdibili da consigliare… Già sceglierne solo dieci tra quelli usciti quest’anno è un arduo compito, che sto pensando di svolgere per scrivere un post di Natale.

Come soddisfare la richiesta dei nuovi potenziali cinefili?  

Quali sono i film che bisogna vedere, nella vita? Per rispondere onestamente mi ritrovo a fare elenco di titoli significativi, per la mia. È dura, una selezione brutale. Ma onesta.

Decido di applicare la strategia d’accendere la miccia della passione, proponendo visioni che, bruciando lente, possano innescare curiosità e desiderio di approfondimento per temi, autori, generi e stili espressivi. Ritengo che sia preferibile, rispetto a quella del critico-detonatore, che prevede di erigersi a giudice supremo e presume di far esplodere a comando sensazioni.

La miccia si consuma piano, lascia il tempo di emozionarsi e regala suspense, tenendoci con il fiato sospeso a sperare che la combustione non s’inceppi, che arrivi a dare il via ai fuochi d’artificio.

A guidare questa mini-rassegna, dunque, sarà un semplice criterio: condividere titoli che si sono rivelati, innanzitutto per me, epifanie. Esperienze iniziatiche, che mi hanno condotto altrove, a scoprire mondi cinematografici. Non approdi, ma trampolini per tuffi acrobatici, dai quali ogni spettatore può prendere lo slancio per osservare il panorama dell’umanità brulicante di vita tutt’intorno. E decidere il proprio modo per abbracciarla.

Vedere film è, del resto, una delle attività che più generano empatia: si vivono ore immedesimandosi nello stesso sguardo, si condivide un punto di vista. Si sperimenta un modo unico di stare insieme, di certo accade in sala, dal vivo, ma anche ovunque e in qualsiasi momento, se rapiti davanti allo stesso film.

Per il tempo della proiezione si è, tutti, uno.

Stabilito il metodo, resta solo un dilemma: decidere quanto allungare l’elenco. Ispirato dal metro universitario del trenta e lode, propongo 30+1 film (per darmi un freno). Un’unica postilla: mancano registi che sono colonne portanti della settima arte, lo so. Gli imprescindibili Buñuel, Godard, Coppola, Leone, Scorsese, Spielberg, Kubrick, Lynch, Cronenberg, Dardenne, Loach, Tarantino… Risi, Rosi (entrambi), Montaldo, Virzì… mi fermo, a malincuore, ne mancano tantissimi. Insomma, come spiegare gioia e ansia del voler trasferire tutto ciò che il cinema mi ha regalato, salvandomi dal destino di vivere una vita sola e al contempo facendomela sentire più piena?

Affannato dall’entusiasmo, mi metto a parlare direttamente a loro, quasi che scrivendo, esattamente come nei film, si potesse fare un’interpellazione, puntando lo sguardo direttamente verso la macchina da presa per fissare virtualmente gli spettatori, oltre lo schermo: “L’elenco degli autori degni di nota sarebbe già più lungo della lista stessa di titoli che sto preparando per voi. Guardatele tutte, le filmografie dei grandi nomi noti. È questa la soluzione. E anche quelle degli emergenti, come Andrea Brusa e Marco Scotuzzi, che tanto avete applaudito quando sono stati ospiti di una nostra lezione con il loro lungometraggio d’esordio Le Voci Sole (dopo tanti corti pluripremiati). Fatelo con metodo, concedetevi dei binge watching cult. Abbuffatevi con gli occhi!

E restiamo in contatto, giovani cinefili. Mentre scrivo questo augurio mi rendo conto che lo saremo sempre, con lo sguardo, quando davanti allo stesso film. Di certo per almeno un’altra sessantina d’ore, circa, se vedrete tutti questi “miei”… “sogni ad occhi aperti”.

Buone visioni!

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One Week (Edward F. Cline e Buster Keaton, Usa 1920) [puoi vederlo qui]

Il Grande Dittatore (Charles Chaplin, Usa 1940)

Nodo alla Gola (Alfred Hitchcock, Usa 1948)

La Ronde (Max Ophüls, Fr 1950)

Bellissima (Luchino Visconti, Ita 1951)

La Notte (Michelangelo Antonioni, Ita 1961)

Uccellacci e Uccellini (Pier Paolo Pasolini, Ita 1966)

VIP – Mio Fratello Superuomo (Bruno Bozzetto, Ita 1968) [puoi vederlo qui]

Effetto Notte (François Truffaut, Fr 1973)

Novecento (Bernardo Bertolucci, Ita-Fr-Ger Ovest 1976)

L’Uomo che Cadde sulla Terra (Nicolas Roeg, GB 1976)

Il Pianeta Azzurro (Franco Piavoli, Ita 1982)

Ginger e Fred (Federico Fellini, Ita 1986)

Strange Days (Kathryn Bigelow, Usa 1995)

Memento (Christopher Nolan, Usa 2000)

Dancer in the Dark (Lars von Trier, Danimarca 2000)

Eternal Sunshine of the Spotless Mind (Michel Gondry, Usa 2004)

Grizzly Man (Werner Herzog, Usa 2005)

Persepolis (Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud, Fr-Usa 2005)

Fantastic Mr. Fox (Wes Anderson, Usa-GB 2009)

This Must Be the Place (Paolo Sorrentino, Ita-Fr-Irlanda 2011)

La Nave Dolce (Daniele Vicari, Ita-Albania 2012)

Her (Spike Jonze, Usa 2013)

Boyhood (Richard Linklater, Usa 2014)

Il Sale della Terra (Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado, Brasile-Ita-Fr 2014)

Non Essere Cattivo (Claudio Caligari, Ita 2015) [puoi vederlo qui]

Bozzetto Non Troppo (Marco Bonfanti, Ita 2016)

Sing Street (John Carney, Irlanda 2016)

Parasite (Bong Joon-ho, Corea del Sud 2019)

C’mon c’mon (Mike Mills, Usa 2021)

Triangle of Sadness (Ruben Östlund, Svezia 2022)

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I registi Andrea Brusa e Marco Scotuzzi ospiti di una lezione del Laboratorio di Critica Cinematografica A.A. 2022/23