Cominciò raccontando (e dissezionando) la storia di un creativo che insegue l’ispirazione, proseguì collezionando capolavori.
Il folgorante esordio di Nolan compie 25 anni e viene distribuito nelle sale, sganciato per la gioia dei cinefili come «bomba promozionale» definitiva per far deflagrare le aspettative per Oppenheimer.
Di quest’ultimo è genesi (del genio grezzo d’autore) e, solo apparentemente, anche antitesi (sotto il profilo dei costi e dei mezzi di produzione). Se, infatti, l’imminente biografia del fisico statunitense può essere considerata una dispendiosa e rodata macchina da guerra, Following è, all’opposto, il frutto selvatico – leggasi «no budget» – di un piccolo commando d’amici orchestrato da un giovane stratega, che riuscì a girare per le strade di Londra un neo-noir destinato a farsi biglietto da visita per una brillante ascesa.
Protagonista è Bill, aspirante scrittore che segue di nascosto individui tra la folla, in cerca di spunti per un romanzo. Si ritroverà a specchiarsi nel ladro Cobb, virando il film di genere in tuffo introspettivo sull’atto creativo.
Bianco e nero, filmato in pellicola 16 millimetri (da colui che poi diverrà portabandiera di 70mm e IMAX) senza tuttavia cedere alle agili chimere del manifesto Dogma95, molto in voga a fine anni Novanta, e puntando piuttosto su cura dei dettagli e frammentazione temporale, tratti seminali del puro talento sbocciato grazie al coraggio d’esprimersi con la massima libertà e indipendenza.
_____