Tanti carrelli attraversano ogni giorno i corridoi dell’ospedale. Trasportano pranzi, merende, cene e farmaci per le cure. In questo viavài si fa strada un veicolo molto speciale, con il suo carico inatteso: un computer, tante matite, cartoncini colorati, forbici, colla, Pongo e la prodigiosa casetta dei cartoni, cioè il piccolo teatro di posa dove far nascere la magìa del cinema di animazione.
A spingerlo sono gli operatori dell’Associazione Avisco per il progetto Cartoni Animati in Corsia, che sono a disposizione dei giovani pazienti dei reparti pediatrici. Da anni seguo con interesse e grande stima questa iniziativa e l’avvicinarsi del Natale mi sembra l’occasione giusta per raccontarvi come funziona, ricordando che si possono sostenere queste bellissime attività con una donazione (qui tutte le informazioni).
E, al di là della mia testimonianza, non perdetevi il filmato di backstage qui a seguire: in pochi minuti mostra tutta la meraviglia che questo progetto è capace di diffondere.
Il progetto copre l’intero arco dell’anno e coinvolge i reparti di Oncoematologia, Chirurgia, Ortopedia e Pediatria Generale, Otorinolaringoiatria e Neuropsichiatria degli Spedali Civili di Brescia.). È andato avanti, in sicurezza, nella modalità a distanza “CIC in touch” anche in questo 2020 segnato dalla pandemia da Covid-19. E di recente gli operatori hanno ricominciato le attività in ospedale.
Immagino l’emozione, anche ripensando a un’indimenticabile esperienza estiva… quella volta, quando ho trascorso una vigilia di Ferragosto in corsia, nelle stanze dove la mia presenza risultava meno invasiva per i bambini, per raccontare sulle pagine del Giornale di Brescia come funzionano i laboratori:
La prima tappa, dopo aver indossato i riconoscibili camici arancioni, è l’ufficio del Caposala, che indica quali pazienti sono liberi da terapie o esami. Poi si entra con discrezione nelle singole stanze e si affronta la sfida più delicata: conquistarsi l’attenzione di un bambino assorto nella visione di un programma tv.
Con Andrea, 8 anni, pare impossibile: la valigia pronta per l’imminente dimissione sembra già un rifiuto. Ma Irene Tedeschi non si perde d’animo: «vuoi inventare una storia? O leggere questa filastrocca e illustrarne una strofa? E’ di Robert McGough, un poeta inglese che ci ha concesso di utilizzarla».
Il bimbo, in via di guarigione, uscirà dall’ospedale proprio poche ore dopo aver partecipato al laboratorio, con un souvenir inatteso: 19 secondi di animazione realizzati e lo stupore d’aver scoperto il segreto del movimento (quei 25 fotogrammi al secondo che illudono i nostri occhi). Ricordi speciali che stemperano il dolore dell’intervento di appendicectomia. Il suo personaggio, un fantasma di carta, adesso vola sullo schermo incontrando i vampiri realizzati il giorno precedente da due suoi coetanei (in una sessione di gruppo).
Nella stessa storia si parla di una città del futuro, che verrà disegnata poi da Letizia, 9 anni, con l’animatrice Silvia Palermo. Il destino comune di esser stati ricoverati nella stessa settimana estiva, senza conoscersi, si trasforma così in occasione di siglare insieme uno dei film che verranno presentati in un vero cinema, il Nuovo Eden, e farà parte del dvd distribuito gratuitamente (come tutte le attività del progetto) alle famiglie dei giovani autori.
Come sempre dopo aver ideato e realizzato i cortometraggi, si entra nella fase di sonorizzazione dei film con l’aiuto di Sandra Cimaschi e Paola Lanfranchi e lo speciale contributo di Eva Feudo Shoo, violoncellista e chitarrista diplomata al Conservatorio di Brescia. Il tutto sempre sotto gli occhi dei genitori, che vedono i propri figli scoprire un nuovo modo di esprimersi.
Ci si diverte, si stabilisce una relazione e nello stesso tempo si raccontano i propri pensieri. A questi bambini le vacanze hanno insegnato che si possono scoprire mondi fantastici senza bisogno di viaggiare. Fare un cartone animato è un’avventurosa spedizione alla ricerca di un tesoro prezioso: la fantasia.