THE HOLDOVERS – Capodanno con il Prof. per un «giovane Holden»

Una storia da scartare lentamente, come un regalo di Natale inatteso, già prezioso per il gesto autentico. 

Nell’inverno del 1970 un austero professore di storia con piglio d’altri tempi si ritrova a dover badare ai pochi allievi rimasti «parcheggiati» dai genitori in un college del New England durante le feste natalizie. (Qui il trailer).

È Paul, un Giamatti in stato di grazia, mentre riverbera echi del brillante ruolo da loser sul ciglio di infiammarsi d’orgoglio che resero indimenticabile «Sideways», l’agrodolce roadmovie tra i vigneti californiani che vent’anni fa lanciò definitivamente Alexander Payne (vinse il primo dei suoi due Oscar alla sceneggiatura) e al quale il regista torna a guardare, facendo detonare l’incontro tra due individui molto diversi. 

A seccare Paul, infatti, c’è il brillante ma spigoloso Angus, lasciato solo dalla madre all’ultimo minuto. I due finiranno a Boston, per una improvvisata «gita scolastica» dai risvolti emotivi. Nei musei saranno «residui» dinanzi ai «retaggi», per dirla con due traduzioni del titolo, mentre il ragazzo imparerà a vedere «la Storia come spiegazione del presente». 

Sublime nel comporre la «rimanenza» d’un quadro familiare, si aggiungerà Da’Vine Joy Randolph, nel ruolo da cuoca single in lutto per la perdita dell’unico figlio al fronte (freschi di Golden Globe, sia lei che Giamatti). 

Ispirandosi a «Vacanze in collegio» di Pagnol (1935), Payne coglie «L’attimo fuggente» nel respiro d’un «giovane Holden» che impara a dire «Addio, Mr. Chips!». Storia (del cinema) che… spiega il presente.

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